Partendo dal presupposto che la diversità è ricchezza, ci si è posti come obiettivo principale quello di proporre uno spettacolo accessibile a tutti, quindi anche ai ciechi, ai sordi, alle persone con disabilità e caratterizzato dalla condivisione di talenti ed esperienze che offrissero spunti di riflessione stimolanti e nuovi.

Sul palcoscenico, in questi anni, tante persone si sono messe in gioco: i sordi raccontandosi con autoironia, chi è ancora vivo grazie ad un trapianto ricordando il sacrificio di un donatore, chi nella sua disabilità fisica ha scoperto coraggio ed affetti sinceri, chi, travolto da un amore malato e pericoloso, ha deciso di riscattarsi. Tutti propositivi, sinceri, veri.

Lo spettacolo è interamente tradotto, per i sordi, nella Lingua Italiana dei Segni ed audiodescritto per i ciechi (quando richiesto): un’esperienza stimolante e coinvolgente che, ad esempio, permette agli spettatori udenti di vedere all’opera i performers segnanti che si avvicendano, tutti studenti di Lis.

Risorsa preziosa da segnalare, la partecipazione del coro gospel della Chiesa Pentecostale delle Nazioni di Savigliano, voci nere potenti e coinvolgenti che ben si amalgamano a quelle degli altri cantanti. Il successo riscosso con la prima esibizione del 2018 ha stimolato riflessioni sull’importanza dei messaggi proposti e sulla validità del concetto di spettacolo accessibile a tutti, pur nella complessità di un’organizzazione che deve coordinare il lavoro di una cinquantina di persone. 

La conoscenza stimola l’integrazione: ne sono testimoni, innanzitutto, le persone che partecipano, a vario titolo, allo spettacolo. Tanto che ne è nato il desiderio di poterlo riproporre ancora integrandolo ed arricchendolo, di volta in volta, per introdurre nuovi input e nuove storie, per coinvolgere più persone e veicolare informazioni legate al mondo del Terzo Settore, spesso sconosciute ai più.